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Paolo Ruffini, ci si prende troppo sul serio

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Paolo Ruffini è uno che fa della ironia e della simpatia i suoi punti di forza ma dice anche che oggi ci si prende troppo sul serio. Insomma le persone disponibili a ridere di loro stesse sono davvero poche: lo afferma il livornese in una intervista rilasciata al quotidiano Libero.

Felicità e bontà sono due parole che qualcuno ha stabilito fossero banali, quindi ci si vergogna ad usarle. La felicità così diventa un tranello, se sei felice c’è qualcosa che agli occhi della gente non va. Ridere è diventato difficile, anche perché vogliamo sempre sentirci migliori di qualcuno e giudichiamo

E di coloro che usano Facebook e i social in generale per offendere le persone in modo gratuito, ecco cosa dice Paolo Ruffini:

Li abbraccio, li accarezzo. Han bisogno d’affetto, cure, attenzioni, sono persone infelici che probabilmente non fanno molto l’amore, si annoiano. Insomma è la famosa gente che non ha niente da fare. Io a 16 anni non mi sarei sognato di scrivere una lettera piena di insulti a Jerry Calà, Gianfranco d’Angelo e Massimo Boldi. Avevo di meglio da fare

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Insomma il presentatore toscano punta il dito contro coloro che scambiano la libertà di parola con il diritto di poter offendere chiunque senza ritegno e senza motivo. E porta un esempio concreto per argomentare il suo pensiero:

Prendi Gabriele Muccino: scrive che per lui Pasolini non era un regista tanto valido e lo minacciano di morte. Sui social si scambia la libertà di parola per la libertà di insulto

Photo Credits | Getty Images

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