Lo aveva annunciato e lo ha fatto: Selvaggia Lucarelli replica a Christian De Sica e lo fa in tempo record, dopo che l’attore romano, intervenendo a difesa di Tony Servillo, aveva dato alla blogger giornalista della mezza calza, di una che fa un lavoro che non le appartiene. E proprio da questo punto parte la difesa di Selvaggia Lucarelli che dà del figlio di papà all’attore romano, facilitato in carriera dal pesante cognome che porta.
L’intervento di Selvaggia Lucarelli sulla sua pagina Facebook è lunghissimo, tuttavia ne riportiamo una piccola parte, quella dove la blogger giornalista più irriverente del web attacca Christian De Sica, colpevole di averla offesa senza averne diritto.
Il problema è De Sica. Lui arriva, non interpellato, e dall’alto del suo master in bon ton decide che Servillo è un signore e dà dei chiassosi e maleducati a me e a Emis. Lui, che come noto ha fatto della sobrietà e del garbo la sua ragione di vita. In effetti certi fotogrammi tipo De Sica che assaggia le palle cotte in padella o tira fuori il cellulare dal culo di un tacchino nei vari cinepanettoni sono immagini squisite che Von Trier cita spesso nelle interviste quando spiega a quale cinema visionario si ispira. Mi permetto poi di rispondere al “mezza calza che fa un lavoro che non le appartiene” che mi appioppa. Mio caro De Sica, io sono figlia di una casalinga e di un amministratore di quartiere. Mi mantengo dall’età di 19 anni. Mi sono guadagnata e sudata tutto. Che un figlio di papà ormai papà a sua volta e a momenti pure nonno, abbia queste uscite livorose che nascono da chissà quale contenzioso irrisolto suona piuttosto ridicolo. Pensi alla sua fortuna De Sica. Al suo di lavoro, non al mio, fatto di porte spalancate grazie al peso specifico del suo cognome e costellato da faticosi viaggi in giro per il mondo con donne meravigliose e l’onere di imparare battute impegnative quali: “L’uomo, che essere meraviglioso: una bella pisciata, una bella cacata e ti riconcili con il Creato!. (citazione da un cinepanettone)
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