Tempi duri per Antonella Clerici: Ti Lascio Una Canzone chiude i battenti e lei finisce nel mirino di Aldo Grasso che critica la trasmissione dedicata ai piccoli cantanti in erba e non si risparmia nei confronti della conduttrice.
Ecco le parole di Aldo Grasso affidate al Corriere della Sera.
Ma nella «nuova Rai» si può ancora accettare un programma come Ti lascio una canzone? L’abbiamo già scritto più volte: altro che pedagogia del Servizio Pubblico, lo show è quanto di più diseducativo si possa immaginare. Chiariamo subito che il problema è il format e non tanto chi lo conduce, cioè Antonella Clerici, sempre più bambolesca nell’abbigliamento e nelle movenze. Vedere dei bambini e dei teenager messi in competizione tra di loro e sottoposti alle logiche del televoto (troppo facile cavarsela dicendo che a gareggiare sono le canzoni e non gli interpreti) fa subito sorgere qualche dubbio sull’opportunità del programma. Quando poi li si osserva scimmiottare gli adulti, con look studiati e artefatti, i dubbi e le domande, anche su un rischio di sessualizzazione dell’infanzia (esiste un’ampia letteratura scientifica in proposito) si fanno sempre più pressanti. Che senso ha far loro cantare canzoni che raccontano di emozioni che non possono capire, perché non le hanno ancora provate? È questo il vero problema: a chi parla davvero il programma? Per la scelta retrò delle canzoni, per gli ospiti, per la giuria (Lorella Cuccarini, Massimiliano Pani, Fabrizio Frizzi, Chiara Galiazzo) si direbbe che è costruito apposta per il classico pubblico agée di Rai1. In una società dove gli adulti sono sempre più infantili, non si può certo delegare ai bambini il compito di comportarsi «da grandi»
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