Quando era solamente una ragazzina come tante altre, anche Chiara Ferragni aveva i medesimi complessi delle adolescenti odierne. Nonostante tutto il successo, la fama e il denaro che le sono arrivati, sembra che Chiara Ferragni non dimentichi com’era la vita quando era poco più che adolescente. Infatti, ha confessato che da ragazzina si vedeva brutta. Chiara ha ammesso che portava i capelli piuttosto corti ed era solita indossare solo ed esclusivamente delle tute, proprio per via del fatto che non era sicura della sua bellezza.
Chiara Ferragni: “Da ragazzina ero un maschiaccio!”
Da ragazzina, infatti, Chiara ha ammesso che era un vero e proprio maschiaccio, visto che provava in tutti i modi ad assomigliare al figlio maschio che suo padre non ha mai avuto. Non è finita qui, dal momento che Chiara ha messo in evidenza anche altri aspetti della prima parte della sua adolescenza: invitata ai vari eventi con la famiglia, infatti, provava un senso di inquietudine, dal momento che avvertiva un senso di paura e si sentiva estremamente spaesata.
Tra le altre cose, Chiara si può considerare una vera e propria “testimonial†nei confronti di problematiche molto diffuse tra i giovani, come ad esempio haters e cyberbullismo. I classici insulti tramite i social che le piovono addosso ogni giorno in maniera veramente barbara. Eppure, ammette Chiara, che se avesse dovuto assecondare gli haters, la sua carriera non avrebbe nemmeno preso il via.
La Ferragni ha anche voluto sottolineare come non ci siano degli standard di bellezza da rispettare, ma la cosa più importante è quella di star sempre bene con sé stessi. Ecco spiegato il motivo per cui l’universo del beauty la affascina così tanto. All’inizio, comunque, quando ha cominciato a partecipare gli eventi, si sentiva completamente spaesata. La sua principale preoccupazione era quella di non essere in grado di individuare i personaggi famosi, così come di non aver un abbigliamento adatto per tali occasioni, sentendo anche qualche commento cattivo della gente. Il suo documentario, infine, è stato un progetto molto complicato, quasi da paragonare ad una seduta di psicoanalisi, secondo Chiara, che ha ammesso per la prima volta di essersi lasciata raccontare e di non essersi raccontata.